Articolo di Bernardo Bertoldi:
Il 28 giugno il Time si è unito agli editori che hanno dato ad OpenAI l’accesso all’archivio di articoli per addestrare ChatGpt e contribuire alle sue risposte. Altri hanno chiuso accordi simili negli ultimi mesi, e.g. News Corp (Wall Street Journal), Le Monde, Axel Springer, Associated Press, Financial Times. Per quanto possa sembrare strano per un’industria che fa della notizia il suo mestiere, le cifre non sono note, pare si vada dai 5/10M$ per 3 anni del Financial Times, ai 25/30M$ per 3 anni di Axel Springer, ai 250M$ per 5 anni di News Corp. L’accesso a decenni di giornalismo e di notizie vale circa 5M$ per testata per anno. Al di là del prezzo spuntato, si tratta forse della peggiore scelta strategica della storia dell’industria dell’editoria, se non della strategia aziendale in generale.
familyandtrends ha già previsto l’estinzione dell’editoria così come la conosciamo in un precedente articolo, per capire come (anche) questa volta gli editori hanno perso un’occasione d’oro bisogna approfondire il modello di business dell’AI e il concetto di valore.
Il modello di business dell’AI. La principale materia prima da cui si parte sono i dati, e.g. per creare ChatGPT 3 sono stati utilizzati 45 terabyte pari a circa 300K metri di scaffali di libri a loro volta pari a 7,5 volte l’equatore. Con i dati si procede al pre-addestramento con cui si definiscono nel modello le regole delle lingue, della logica e della struttura dell’interazione, cui segue la rifinitura con cui si insegna al modello a gestire compiti e attività più specifici facendo leva su dati più sofisticati e di qualità (e qui che serve il materiale che gli editori stanno vendendo). A questo punto il modello è pronto per interagire e gli si possono, ad esempio, fare delle domande o chiedere di scrivere un articolo. Ad ogni interazione avvengono due cose. Primo, il modello usa le sue capacità deduttive (inferenze è il termine tecnico) per dare un output logico basandosi sui dati che ha imparato/immagazzinato. Ad esempio, per distinguere un pastore tedesco da un cocker sa che l’altezza del primo è 55-65cm e del secondo 38-41. Per ogni deduzione è necessario analizzare categorie (parametri è il termine tecnico) quali ad esempio l’altezza dei cocker e dei pastori tedeschi: nel 2020 ChatGPT3 ne aveva 175 miliardi, oggi ChatGPT4 ne ha 1.760 miliardi. Secondo, il modello usa energia, capacità di calcolo, spazio cloud ad ogni interazione: questo implica che addestrare un modello è un investimento iniziale alto, nell’ordine di qualche centinaio di milioni, ma farlo funzionare ha un costo variabile non trascurabile (non si trovano dati precisi a riguardo, deve essere tra 0,5 e 5 centesimi).
Il concetto di valore. Nella teoria manageriale, per valore si intende la differenza tra disponibilità a pagare e prezzo (familyandtrends ha scritto un articolo per mettere in guardia dall’utilizzo del termine in modo sguaiato). Ogni settore soddisfa i bisogni di un segmento di umani offrendo un valore generico ed uno specifico. Per dissetarci siamo disponibili a pagare 0,2-1€ per 1/2 litro d’acqua gassata, 1-3€ per 1/3 di litro di Coca Cola, 75-400€ per 3/4 di litro di champagne. Alcuni di noi sono disponibili “almeno” a pagare questi prezzi: altrimenti l’acquisto non avverrebbe e il settore non esisterebbe. I concorrenti nel settore dell’acqua, ad esempio, forniscono tutti un “valore comune” (common value), i.e. dissetare; ma alcuni si differenziano offrendo un “valore specifico” (specific value), i.e. un prezzo basso, un’acqua particolarmente adatta per i nostri piccoli, un’acqua particolarmente “leggera”, un’acqua che aiuta a fare tanta “plin-plin” etc.
Supponiamo ora che un’acqua grazie ad una particolare qualità di anidride carbonica sia gassata in modo diverso ed offra un valore specifico per un segmento di consumatori: cosa succederebbe se tutti i produttori di acqua potessero comprare la stessa anidride carbonica? Succederebbe che tutte le acque minerali sarebbero uguali e offrirebbero tutte lo stesso “valore comune”, il prezzo del primo produttore dovrebbe scendere e il fornitore di anidride carbonica amplierebbe il numero di clienti e il suo fatturato. La conferma la si ha osservando nel mondo reale il posizionamento nel settore: nessuno si posiziona per il suo tipo di anidride carbonica e chi la produce non ottiene ritorni superiori alla media.
Il modello di business, i.e. alti costi fissi di partenza, costringe le imprese dell’intelligenza artificiale a cercare molte applicazioni diverse per il loro servizio. Tutto ciò che potrà essere “inglobato” nei 50+ tera di dati e nei 2.000+ miliardi di capacità deduttive diventerà valore comune nei settori che utilizzeranno questi servizi. Gli editori sono come produttori di acqua minerale o di champagne (a seconda del tipo di editore) che per pochi soldi stanno rendendo “valore comune” il loro “valore specifico” e differenziante, stanno dando le loro ricette specifiche e il loro modo di lavorare ed interpretare la notizia costruito in decenni di lavoro di migliaia di giornalisti. Tra qualche mese si potrà chiedere all’AI di scrivere un articolo su un fatto utilizzando l’approccio del Financial Times o del Wall Street Journal: il loro valore specifico, la loro capacità di leggere in modo diverso il mondo economico, la loro diversità sarà modularizzata, resa “comune” e replicabile da chiunque abbia un abbonamento da 20$/mese con un AI bot. Aumentando il numero di inferenze con il modello, inferenze che costano qualche centesimo, si potrà chiedere di scrivere decine di articoli. Neanche i peggiori luddisti possono pensare che si possa fare editoria senza giornalisti, ma chi conosce il settore prevede che sparirebbero le inchieste vere, i “watergate”, fatte di analisi, abboccamenti, appostamenti, riscontri incrociati.
La Coca Cola afferma con orgoglio che la sua ricetta è segreta, il New York Times non si è accordato e ha fatto causa ad OpenAi, il Pol Roger è apprezzato non per le sue bollicine di anidride carbonica ma per essere lo Champagne apprezzato da Churchill per la sua purezza e leggerezza. Quali opzioni hanno gli editori? Aumentare il loro valore specifico mettendo a disposizione dei giornalisti l’AI: non pensando di sostituirli ma pensando a renderli più produttivi in modo che possano fare meglio la parte nobile del loro lavoro. I giornalisti si opporrebbero, si dice. È possibile, e sarebbe un peccato. In passato un giornalista di una certa bravura, corse ad utilizzare una tecnologia super innovativa e portatile perché rendeva il suo lavoro più efficiente: tutti ricordiamo la sua foto con una Lettera 22 sulle ginocchia. C’è da scommettere che ci sono in giro suoi colleghi di oggi capaci di mettersi ChatGpt sulle ginocchia.
Ogni editore (e ogni giornalista) nei prossimi mesi rispondendo alla proposta di OpenAi deciderà quale sarà il valore specifico che offrirà al proprio segmento di lettori e quale impatto su questo avrà l’aver venduto la propria specificità per pochi milioni di euro all’anno. La risposta ci dirà quanto vale la specificità di quell’editore (e di quel giornalista).