HOME >  Libreria d’Autore > Ho volato rasoterra. Diario intimo di una giovane donna

Nata da una famiglia benestante e di sani principi – un padre avvocato, sempre molto impegnato, e una madre attenta ed estremamente cattolica – Gianna cresce secondo un’educazione rigida e anche un po’ bigotta. Studia Giurisprudenza, si fidanza con un brillante giovane laureato in Economia che sposa poco più tardi, e si divide tra un lavoro poco entusiasmante, una vita coniugale tranquilla e il suo grande amore per il mare, lo snorkeling e i fondali profondi. Ma Gianna è anche molto bella: capelli neri e lisci, occhi verdi, seno prorompente. E di questa bellezza, che non passa di certo inosservata, via via diventa sempre più consapevole. Con il passare del tempo dà ogni giorno più importanza al suo “essere donna” e scopre delle cose di sé che non osava neanche immaginare… Tra passioni soffocate e desideri mai confessati, un racconto intimo, forte e delicato al tempo stesso.

Un racconto di un Anima femminile, che non resta mai nell’idealità e anzi si dispiega attraverso la carnalità. E’ il racconto della vita di Gianna, da ragazza figlia di “buona famiglia” a giovane fidanzata modello e studentessa, a donna sposata e sacrificata allo schema familiare di consorte ideale, a Gianna professionista, a Gianna che incontra la vita e le sue sfide e le sue tristezze e gioie…,
E’ un romanzo breve in cui la protagonista “si racconta”, a suo modo intenso e scorrevole insieme: nella semplicità dell’esposizione e nel susseguirsi degli eventi, vuole far sentire l’afflato di quell’Anina, la sua storia intima secondo la coscienza di Gianna,

Mi presento. Mi chiamo Ugo Draetta e sono un giurista. Nella mia vita sono stato professore universitario di diritto, legale interno di grandi imprese, arbitro in dispute commerciali internazionali. Ho scritto una ventina di libri di diritto nei quali mi sono sottoposto alla rigida disciplina  che la scienza del diritto esige.  In questa mia attività di giurista ho sviluppato, però, una forte curiosità per gli aspetti più reconditi dell’animo umano. Di qui l’idea di svilupparne la conoscenza libero da schemi precostituiti. Con i due romanzi “Ho volato rasoterra” e “È tempo di volare” ho voluto lasciare spazio alla mia immaginazione e alla mia sensibilità, cercando di addentrarmi nei meandri della mente e dell’animo di una giovane donna. Per me è stata una grande sfida. Spero con tutto il cuore di averla almeno in parte superata

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“La terza volta, su sua proposta, andammo a ballare in un locale elegante. Avevo lo stesso vestito bianco del nostro primo incontro. Durante un ballo lento, mi strinse forte a sé ed io mi sentii illanguidire alla pressione del mio seno contro il suo petto, ma soprattutto del suo bacino contro il mio. Con gli occhi chiusi, gli posai la testa sulla sua spalla e gli sfiorai il collo con le labbra. Era leggermente più alto di me, nonostante io portassi scarpe con i tacchi, piuttosto bassi per la verità. Alla fine del ballo, mi portò per mano sulla veranda esterna del locale e mi baciò con passione. O meglio, tentò di baciarmi, ma mi parve subito chiaro che, in proposito, non avesse molta più esperienza di quanta ne avessi io. I nostri nasi e le nostre labbra stentavano a trovare la posizione giusta con la complicazione aggiuntiva dei suoi occhiali che si frapponevano tra i nostri visi. Una volta che le nostre bocche parvero finalmente combaciare mi infilò la lingua nella bocca e prese a rotearla con furia. Non era molto dolce, ma forse era un bacio vero, il primo della mia vita. Una cosa che potevo raccontare a Claudia, anche se non ero sicura che mi fosse piaciuto. Ma a Claudia avrei detto che era stato bellissimo.”

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“Il giorno dopo il mio arrivo a Castiglione della Pescaia quell’estate, Renzo era già lì di mattino presto che trafficava con l’autoclave. Appena mi vide sulla soglia di casa senza Andrea mi disse: “Buon giorno, signora, come mai è sola?”. “Buon giorno a lei. Mio marito è a Milano per lavoro, ma arriverà qui entro la fine della settimana”, riposi io rallegrata nel vederlo. Lui indugiò su di me con un sorriso ironico, che mi turbò alquanto, tanto da indurmi a rientrare subito in casa. Il mattino del giorno seguente, Renzo era ancora lì in giardino con un tubo di gomma in mano, intento a riempire d’acqua l’autoclave o qualche altra cosa. Io ero in vestaglia, con il costume da bagno sotto. Lo salutai con vivacità: in effetti lo trovavo divertente e la sua semplice vista mi metteva addosso un’incontenibile allegria e spensieratezza. Questa leggerezza del cuore era ciò che a volte mi mancava nella vita con Andrea, sempre piena di cose concrete da programmare e da fare. Lo volli un po’ stuzzicare, e gli dissi, con studiata aggressività: “Guardi, Renzo, che con il suo tubo di gomma mi ha rovinato tutte le ortensie del giardino!”. “Stia calma e la smetta di criticare”, mi disse sempre sorridendo e guardandomi con quel suo fare ironico. “E se, invece, volessi continuare a criticarla?”, replicai io. “Allora la inzupperei d’acqua”, rispose. “Voglio vedere se ne ha il coraggio!”, dissi io. Lui mi si avvicinò con in mano il tubo di gomma, che rivolse verso di me bagnandomi tutta, vestaglia compresa, dalla testa ai piedi. Fu per me come una frustata, uno shock improvviso. Lui lasciò il tubo di gomma e mi venne incontro. Mi resi conto che anche io andavo verso di lui. Dopo un attimo fui tra le sue braccia. Mi strinse a sé e mi sussurrò tra i capelli bagnati: “Stasera passo da te alle nove”. Mi aveva dato del tu! “Ti aspetto” dissi io con una voce che mi sembrava provenisse da un’altra persona.”

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“I giorni che seguirono furono tra i più duri della mia vita. Sentivo che Paolo non avrebbe più chiamato e che lo avevo perso. Però cominciai a poco a poco a rendermi finalmente conto che la mia era stata solo un’infatuazione che non poteva che finire così. Anche se soffrivo ancora, pian piano la figura di Paolo cominciò a sbiadire nei miei pensieri. A tornare a fare la vita di prima non ci pensavo neppure. Mi ero resa pienamente conto che avevo commesso un errore a iniziare quell’attività e me ne pentivo. Se avevo voluto lanciare una sfida a non so chi, quella sfida la avevo persa. Anche per porre una cesura tra me e le mie scelte precedenti, andai dal parrucchiere e mi feci tingere i capelli di biondo. Un biondo caldo, non un biondo cenere. Non li tagliai, così ora avevo i capelli lunghi, lisci e biondi. Con i miei occhi verdi ero sempre uno schianto! Tuttavia, Angela non c’era più, non avevo amici e le giornate erano lunghe. Alla fine mi scossi e mi dissi che dovevo dare un senso e una direzione alla mia vita, per evitare di continuare a volare rasoterra. Con il pensiero, chiesi quasi inconsciamente a Andrea che mi aiutasse di lassù, come mi aveva tante volte aiutato mentre era vivo nei momenti difficili della mia vita, come ad esempio quando i miei genitori erano morti. Pensai anche che dovevo prendere in seria considerazione l’idea di tornare alle Maldive per fare corsi sub sino a diventare istruttrice subacquea. Era un progetto che mi appariva seducente, ma rimandavo di giorno in giorno il momento di porlo in atto. Ero presa da un grande pigrizia. Poi, un giorno, il mio cellulare squillò. Dall’altro capo una voce dall’inconfondibile accento partenopeo mi disse: “Ciao, Gianna, sono Pasquale. Ti ricordi di me? Sei stata tu a darmi il tuo numero di cellulare e dirmi il tuo nome. Sono a Roma e vorrei vederti. Ti va di incontrarmi?” “Con piacere”, risposi sorridendo dentro di me al ricordo di quel simpaticone di Pasquale. Avevo compiuto trentaquattro anni e avevo una lunga vita davanti a me.”