Articolo di Dino Audino Editore:
Cari lettori, prima delle vacanze mi piace condividere con voi una piccola riflessione riguardante il meccanismo attraverso il quale vengono ordinati i libri su Amazon. (So che molti storceranno la bocca di fronte alla prospettiva di acquistare su Amazon ma ricordiamoci che cosa significa per l’editoria e dunque per la cultura il fatto che ogni cittadino possa consultare e accedere ai libri da casa propria anche nei paesi d’Italia più sperduti dove una libreria non potrebbe mai esistere.)
Dunque, qualche settimana fa abbiamo annunciato una nostra novità proprio attraverso questa newsletter. Si tratta del libro di Giorgia Tribuiani Scrivere il perturbante. È un libro curioso, scritto benissimo, su una materia che sta destando un grande interesse, soprattutto tra i giovani. Non a caso le maggiori piattaforme televisive annunciano nuovi prodotti seriali dedicati proprio a questo genere narrativo.
Un tema emergente, dunque, ed è importante sottolinearlo perché è stato proprio questo che ha creato il problema: se in questi giorni avete provato a ordinare il libro di Giorgia Tribuiani su Amazon, l’interfaccia vi ha risposto che la consegna sarebbe stata effettuata a fine agosto, cioè un mese e mezzo dopo la vostra richiesta. Una follia. E vi capisco se avete rinunciato. Anche perché negli ultimi mesi destino analogo è toccato a un volume di Federica D’Urso, Economia dell’audiovisivo, e a un manuale di Umberto Francia, LARP, giochi di ruolo dal vivo.
Data la gravità dell’evento, abbiamo allertato con severità la nostra distribuzione, Messaggerie italiane, la più grande del nostro paese, che candidamente ha risposto che il disguido non è responsabilità loro ma di Amazon. O, più esattamente dell’algoritmo che utilizza questa piattaforma per determinare le stime di vendita, ovvero il numero di nuovi libri da acquisire da parte del grande colosso. L’algoritmo ha clamorosamente sottovalutato il libro della Tribuiani e fatto acquisire alla piattaforma copie insufficienti rispetto alla richiesta dei lettori, esattamente come era successo con il libro della D’Urso e di Francia. Così Amazon, non avendo a disposizione copie e temendo rifornimenti lenti, ha ritenuto di annunciare una dilazione di consegna per coprire il suo errore di valutazione, lasciando a bocca asciutta i lettori interessati e facendo fare a noi, come editori, una figuraccia…
Si tratta di meccanismo demenziale ma, per altri versi, istruttivo. Induce infatti a una piccola riflessione a proposito di un argomento in questi mesi di grandissima attualità: ChatGPT.
Il fatto è che sia l’algoritmo di Amazon che ordina le copie di un nuovo libro in uscita, sia l’Intelligenza Artificiale, che temiamo abbia la facoltà di soppiantare la nostra intelligenza, basano le loro affermazioni su dati provenienti dal passato. Cioè, rielaborano migliaia e migliaia di informazioni ma solo su ciò che fino a quel momento è avvenuto. Intendiamoci: più di quante riusciremmo a elaborarne noi nel corso di una vita ma, come ha detto Giulio Maira, grande esperto di neuroscienze nel suo intervento a un recente convegno: «Sistemi come le ChatGPT sono uno specchietto retrovisore impostato su quantità enormi di dati relativi al passato, che mancano della saggezza dell’uomo, della sua intelligenza, cioè la capacità di pensare in una prospettiva inedita». Ovvero, per quanto si sia sforzato, l’algoritmo non ha potuto cogliere “lo spirito dei tempi” – come cerca invece di fare un editore – e non conosce i gusti emergenti dei giovani così come non intuisce Il futuro della produzione cinematografica o letteraria.
Ecco perché ha sbagliato le previsioni di vendita di alcuni dei nostri libri, di quelli, diciamo, più “proiettati in avanti”.
Del resto già alla fine del 2021 aveva clamorosamente sbagliato a proposito di tutta l’editoria. Quell’anno – forse non lo sapete – basandosi sugli eccezionali dati di acquisto di libri da parte delle persone recluse in casa per la pandemia, aveva previsto vendite eccezionali anche per l’anno successivo, cosa che ha creato una “bolla editoriale” (dovuta ai suoi super acquisti) seguita poi da una catastrofica crisi quando la dirigenza Amazon, resasi conto dell’errore, ha bloccato per oltre sei mesi i nuovi acquisti.
Mi fermo qui per dire che in fondo queste forme di intelligenza, almeno per ora, non sono poi così intelligenti. A quel che sembra sono ancora ben lontane dal poter utilizzare le informazioni a disposizione con la stessa complessità e capacità di immaginazione con cui le elabora un cervello umano. Forse è a questo che dovremmo pensare quando parliamo terrorizzati della possibilità che l’intelligenza artificiale scriva sceneggiature, componga canzoni o magari predica i risultati delle partite. Forse, direbbe il poeta, ancora ci sono più cose tra cielo e terra di quante ne preveda la tua ChatGPT.
Grazie e buona estate!
Dino Audino
PS: A proposito di ChatGPT vi anticipo che a fine estate pubblicheremo, direttamente in lingua inglese per il mercato internazionale, ChatGPT for professional writing di Paola Carbone e Antonia Pellicanò, due professoresse della Iulm.